Alla riscoperta di Paolo Soleri, l’inventore delle città arcologiche e di un nuovo modo di intendere il rapporto tra architettura ed ecologia. Una mostra ed un workshop a Napoli rimettono al centro del dibattito sulla città il pensiero del “vecchio” architetto torinese.
La mostra, che dà conto della più che cinquantennale attività di Paolo Soleri, si svolge lungo la navata centrale della splendida chiesa di S. Maria dell’ Incoronata, articolandosi attraverso numerosi pannelli verticali ed un tavolaccio in legno naturale, con immagini in loop proiettate su 5 schermi ed una serie di video che consentono un rapido ed esauriente viaggio attraverso la voce dello stesso Soleri e di numerosi autori e critici.
Per cominciare, una serie di pagine estratte dal testo-manifesto dell’architetto torinese, Arcology: the city in the image of man, del 1969, con le tavole diagrammatiche introduttive alla sua nuova metodologia, elaborata in anni di studi, riflessioni e ricerche, ed i progetti delle citta arcologiche, dettagliate indagini progettuali di 30 modelli di nuove città, nuovi habitat ispirati ai principi dell’arcologia, quel tentativo teorico-pratico di una sintesi forse utopica tra architettura ed ecologia.
Un’ altra sezione indaga le esperienze progettuali legate ai ponti, le cose “più strutturali, coerenti e grandiose” fatte dall’uomo. Il ponte di Soleri è uno “spazio per l’uomo”, abitato e vivo, come nei progetti di concorso per il Lussemburgo del 1958, ben documentati, o nelle stesse città arcologiche a ponte, testimonianze di un più generale desiderio di “urbanizzare le infrastrutture”.
E poi, immancabile, la fabbrica di ceramiche artistiche Solimene di Vietri sul Mare, unico edificio realizzato in Italia da Soleri, progettata e realizzata tra il 1952 ed il 1954, testimonianza concreta e precoce della forza innovativa e dell’anticonvenzionalità dell’architettura di Soleri.
La mostra, figlia della rassegna monografica tenutasi a Roma tra l’Ottobre del 2005 ed il Gennaio del 2006, risulta un po’ confusa e difficilmente comprensibile ad un non iniziato, fondamentalmente piuttosto povera di materiali, se si eccettua l’eccellente selezione di video. Una ricca sezione si basa esclusivamente sulle locandine di altre mostre o dei numerosi “Arcosanti workshops” organizzati negli anni ’80 dallo stesso Soleri, a suggerire un intento celebrativo più che divulgativo.
Alla mostra è stato associato un workshop di progettazione urbana, tenutosi tra il 20/11 ed il 7/12 nella Chiesa di S. Demetrio e Bonifacio, a Napoli, centrato su un’area del territorio napoletano dove sperimentare soluzioni urbane ispirate ai principi che Soleri indaga fin dagli anni Cinquanta: l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, la sostenibilità dello sviluppo, la miniaturizzazione della struttura insediativa, il risparmio del territorio attraverso la concentrazione, la verticalità, l’altissima densità abitativa. Principi, questi ultimi, che, come rileva acutamente Zevi, si pongono in aperto contrasto con la fiducia nello sprawl del suo maestro Wright. Ma Soleri sarà aspramente contrario, più in generale, a tutto il sistema di urbanizzazione occidentale ed in particolare al modello americano. La sua città di Arcosanti, nata nel deserto del Sonora in Arizona e oggi sede di una fondazione, finirà però con l’essere, ironicamente, quasi soffocata dall’espansione di Phoenix, cresciutale a dismisura intorno e rischierà così di rivelarsi come la più tangibile conferma della teoria che vede l’architetto torinese esclusivamente come principale committente di se stesso. Eppure proprio oggi, a decenni di distanza dalle sue prime elaborazioni, le teorie di Soleri vengono sempre più riscoperte come valido spunto per una nuova riflessione sulla città contemporanea, la cui crisi è al centro di numerose riflessioni, buone ultime quelle della X Biennale architettura di Venezia, curata da Richard Burdett.
L’organicismo, la tendenza all’unione con la natura, il forte richiamo etico, quasi profetico di questo precursore dell’ecologismo contemporaneo, leone d’oro alla carriera nella Biennale di Massimiliano Fuksas del 2000, ne fanno dunque oggi un “nuovo” profeta a cui attingere le risposte che tanto ansiosamente andiamo cercando.
Andrea Nastri
Pubblicato su: Exibart
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